lunedì 26 gennaio 2009

Grazie Mutombo!


11/12/1985 un pomeriggio cortissimo,umido mi sembra di ricordare anche nebbioso.
Ci trovammo al bar Milano a Cattolica nel primo pomeriggio era già scuro.Cinque amici, tutti milanisti. Quella sera era in programma a San Siro l’incontro di ritorno di coppa Uefa Milan –Waregem una squadretta belga di bassa classifica. Mi ricordo sicuramente che con me c’era Masini che guidava la macchina
Gli altri 3 non li ricordo, ma non importa. Quello che importa sono i fatti della giornata.
In macchina sull’autostrada risate, cazzate, battute nel nostro stile di prendingiro specializzati ,qualche coro, un’allegra scampagnata sportiva.
Era il Milan di Farina un Milan guidato da Nils Liedholm un mito, zona lenta e compassata, una difesa da sogno, il portiere non ricordo bene chi fosse, ma davanti a lui c’erano Tassotti,Galli, Baresi e Maldini , a centrocampo mi ricordo Wilkins, in attacco Hateley, una squadra in prospettiva ma motivazioni poche, tasso tecnico e agonistico poco, società ancora meno.
Partita triste con finale tragicomico, nell’ombra di San Siro dove difficilmente si riuscivano a vedere i giocatori ,un piccolo giocatore di colore , ancora più difficile da vedere, scocca un tiro che cambierà la storia del Milan: Mutombo ,insacca, corre impazzito per il campo, tipo Juarì , Waregem passa ai quarti, mi sembra, ma non importa. Quello che importa furono i fischi, le proteste dei tifosi Milanisti che stanchi delle mezze promesse di Farina fecero una specie di sommossa che portò alle dimissioni di Farina stesso e da li a qualche mese al cambio della dirigenza societaria con tutti i successi che ne seguirono. Stanchi e delusi non ci scambiammo alcuna parola durante il viaggio di ritorno a Cattolica .
25/01/2009
è stato un giorno che non dimenticherò. Io il mio amico Paolo e suo figlio, Elia
siamo partiti per Bologna a vedere Bologna-Milan.
Lasciamo stare il risultato lasciamo stare la classe i passaggi da 40 metri sui piedi lasciamo stare i campioni che erano in campo, lasciamo stare la panchina con Ancellotti c’erano Ronaldinho , Schevcenko ( palloni d’oro) Inzaghi ed altri.
Ma non dimentichiamo mai questo nome Kakà, non il Kakà calciatore che è sicuramente un grande ma l’uomo Kakà : è riuscito a dare più questo ragazzo per il Calcio ( con la c maiuscola) e nel cuore di chi lo ama veramente , da quando è qui in Italia, più fuori dal campo che dentro; ha ridato una dimensione umana al calcio. Gioco, spensieratezza, gioia, amicizia, gruppo, amore e fede.
Si, quel suo gesto di guardare il cielo vale più di mille prediche.
Mi fa rivivere i momenti vissuti a giocare finché non faceva buio in parrocchia o al campetto della scuola, ad imitare le giocate di un altro grande milanista Gianni Rivera.
Un esempio per i giovani e per i bambini.
Bisogna avere fiducia nel futuro, anche nei momenti di crisi più nera ci può essere un Mutombo qualsiasi che ti cambia la storia..

Grazie Mutombo , grazie Kakà.

Plinio

venerdì 16 gennaio 2009

Non mi omoLOGO



Nel post precedente, “ il Figlio dell’albergatore” ho introdotto in modo semplice ed empirico l’evolversi e lo sviluppo turistico romagnolo.
Ho posto dei periodi storici approssimativamente validi, così come la storia anche la storia del turismo si sviluppa giorno dopo giorno,senza un progetto ma con il susseguirsi di avvenimenti particolari ed imprevedibili alcuni databili e possono dare un supporto più preciso.
Avevo posto la metà circa degli anni ottanta come l’apice massimo dello sviluppo del turismo post bellico.
Per il nostro turismo penso i principali elementi databili che abbiano contribuito al mutamento del suo sviluppo siano stati: i Mondiali di calcio di Spagna ’82, l’avvento del problema Aids dagli anni 83/84 circa in avanti,il movimento Yuppies ( da contrapporre a quello hippies degli anni 60/70)che partito dall’america e giunto anche in Europa ha condizionato lo stile di vita e quindi di mode ed abitudini,le mucillaggini del ‘90.
Estate 1982 .Mi ricordo bene quell’estate, gli stranieri erano numerosissimi , i bar le strade erano stracolmi, non vi era più posto neanche per uno spillo; voglio porre questa data come riferimento, non tanto perchè vincemmo il mondiale contro la Germania, che certamente li fece arrabbiare, ma il fatto che essi scoprirono la Spagna e la Spagna scoprì i tedeschi.
Da quel momento il numero di tedeschi che cominciarono ad andare verso la Spagna così come gli investitori fu enorme.
Non a caso il logo di quei mondiali è ancora presente in ogni avvenimento spagnolo, ed anche nel
sito ufficiale del turismo spagnolo odierno.
Il problema Aids, raffreddò ulteriormente quel senso di libertà e felicità che aveva contraddistinto i decenni precedenti.
Le speculazioni finanziarie, il senso esasperato di arrivismo e di apparire, tipico dell’era reganiana dove le speculazioni e le bolle portarono il mercato ad essere l’unico Dio,le cui conseguenze stiamo pagando ora, il mondo si allarga, le mete lontane sempre più raggiungibili, la Riviera è sempre meno attraente.
Aggiungiamo la sensazione che si era instaurata dopo le mucillagini, cioè la pubblicità negativa che il nostro mare fosse sporco, quando fu un fenomeno naturale normalissimo, ma spinto dai media a tal punto da far sembrare il nostro mare uno stagno, la reputazione simile a quella dell’immondizia di Napoli ,ma qui senza la colpa di nessuno, a noi italiani piace farci male da soli.
Fortunatamente riusciamo a tenere le presenze merito del fedele cliente italiano, delle famiglie dei prezzi ancora competitivi.
La pubblicità specialmente su riviste e giornali aiuta a coprire sufficientemente le presenze della stagione che diventa però costantemente più corta.
Le speculazioni immobiliari modificano in modo fondamentale la geografia delle città di mare.
Famiglie locali ,di lunga esperienza turistica lasciano il posto ad avventurieri e a improvvisati albergatori.
Le conseguenze sono: chiusura o trasformazione di piccoli medi alberghi, la mentalità ancora esistente, di sfruttare le strutture sino all’osso non pensando che nel frattempo il turismo è cambiato e le esigenze sono cambiate.
Un esempio personale, ricordo che avevamo 3 camere al piano sala, mio padre non voleva assolutamente privarsene, certo sappiamo tutti l’importanza della ricettività, io gli dissi che se da quelle camere non avessimo ottenuto, servizi, bar bagni ufficio ed altro io quell’estate non lo avrei aiutato , alla fine mi ascoltò. Oppure quando si fece la via Dante pedonale, lui era contrario come lo erano molti in quel periodo,in quanto i clienti non sarebbero più passati con le macchine.
In effetti nei decenni precedenti tantissimi clienti arrivavano improvvisamente in hotel senza prenotare, l’ufficio prenotazioni Iat era tempestato di richieste.
Ora tutti sappiamo dell’importanza di strade libere senza macchine che dovrebbe essere peculiarità di tutta la cittadina.
Lo stesso vale per la pubblicità molti alberghi la facevano già da tantissimi anni, io iniziai con giornali e riviste alla fine degli anni ottanta, i risultati furono importanti, poi la scoperta degli ultimi 3 lustri circa di internet.
Chiamo questo periodo MEDIAevo, che ha seguito il Classico Turismo Romagnolo.
I media che pongono passivamente alla scelta il cliente davanti ad un ritaglio di giornale o ad una immagine rubata o ingannevole ma fortunatamente la stragrande maggioranza degli albergatori lavora con il massimo della serietà,dell'impegno e dedizione.
La fortuna di Cattolica turistica è stata quella di avere avuto un sindaco come Micucci una persona che vedeva nel futuro, molti diranno che ci ha lasciato in un mare di debiti, è vero però ci ha lasciato una cittadina invidiata e bellissima.
E’ stato precursore di idee che paesi limitrofi ancora non sono riusciti neanche a progettare.
Certamente il momento attuale non è dei più favorevoli all’investimento, anche se sarebbe il momento più opportuno se non vi fossero lacci e laccioli di una burocrazia invadente e fastidiosa, ed aprire alla formazione di un distretto Europeo del turismo per fare arrivare contributi che di solito vanno inutilmente indirizzati alle regioni del mezzogiorno.
Dobbiamo uscire dal buio del MEDIAevo dove “tutto si vende tutto si compra “ anche quello che non esiste o come nel gioco delle tre carte dove la verità viene nascosta.
Si deve ritrovare un nuovo Umanesimo, un turismo 2.0 ,eticità ,rapporto umano basato sulla fiducia e la correttezza, regole semplici sicure e valide per tutti, con l’ausilio di questo potente mezzo che è internet , dove in tempo reale si può vedere,discutere obbiettare,confrontare,consigliare; sarà più difficile distorcere la realtà .
L’Essere al centro, non l’Apparire; in questo modo con idee progetti,fantasia,programmi si può arrivare ad un nuovo Rinascimento.

giovedì 8 gennaio 2009

Il figlio dell’albergatore

o avevi una pensione di 20 camere o un hotel di 70 o più camere eri sempre il figlio dell’albergatore.
L’esplosione del turismo dopo il boom economico del dopoguerra faceva di questa categoria una categoria fortunata alla pari di quella dei bagnini, e di conseguenza di tutta la filiera.
Tutta la famiglia partecipava alla gestione dell’azienda ,il babbo in sala a servire e ad intrattenere i clienti, la mamma ai fornelli ,i figli chi più e chi meno ad aiutare
Le vacche erano grasse,i margini erano cospicui ,la gente semplice cordiale i clienti si divertivano, gli alberghi si riempivano in modo inspiegabile, quasi nessuno faceva pubblicità, il cliente sempre e prima di tutto; d’inverno con una valigia di depliant si partiva per il nord Europa marketing da esportazione.
Il passaparola, le agenzie i primi cral aziendali italiani,che dirottavano verso l’adriatico la quasi totalità dei loro clienti, si riempivano le camere sino all’entroterra ,mi è capitato di paragonare in un precedente post il cielo sopra Cattolica in estate a quello di Heathrow.
La scoperta del libero amore per mezzo delle valchirie del nord, la libertà vissuta sempre con il rispetto degli altri,la musica come aggregante,gli anziani maestri di vita e rispettati, la semplicità nel vestire e nei costumi ( non da bagno), gli hotel confortevoli per quei tempi,i bidet non erano sempre presenti tanto gli inglesi non li usavano; quando gruppi di ragazzi si accontentavano di dormire anche in 10 nella stessa stanza, ed un bagno poteva bastare anche per più camere; più si era più ci si divertiva ,eravamo elevati alla decima potenza a confronto di quello che può essere Ibiza o Mikonos adesso.
Il tutto si è sviluppato in modo naturale: dopo la televisione,il frigorifero la macchina anche l’intera Europa ha conosciuto la vacanza, che prima era solo priorità di ceti più abbienti, e l’importanza della vacanza.
La Riviera Adriatica per mezzo di questi pionieri si è trovata ad essere il sinonimo di vacanza.
Ha vissuto di rendita in maniera progressiva ed in continuo sviluppo sino ai primi anni ottanta.
Era normale che l’espansione non fosse infinita, anche perché le tendenze, le nuove disponibilità economiche, nuovi competitors,si sono inseriti con rinnovata forza.
Questa breve e parziale ricostruzione storica del nostro turismo vuole servire a creare un breve preambolo ed un po’ di curiosità per condurci al turismo d’oggi ,per poi cercare di leggere in quello futuro.
Non è assolutamente nostalgia, sono contentissimo di aver vissuto quegli anni, e mi sarebbe piaciuto che anche mio figlio li avesse potuti vivere, punto e a capo.
E’ impensabile che si cerchi di ripeterli, sarebbe l’errore più grave; però degli spunti e delle idee vanno riproposti, specialmente ritrovare quell’Umanità che scorreva negli animi della gente.
Il prossimo post ci porterà dagli anni ottanta ai giorni nostri.
Poi cercherò e cercheremo ,spero nella partecipazione e l’aiuto di chiunque voglia mettere le proprie idee e collaborazione ,di intuire nuove prospettive.
E come quella volta il turismo è esploso dal basso, anche ora dobbiamo essere noi, sul territorio a rinvigorirlo; tutte le componenti e senza gelosie. Una volta si teneva la chiave fuori alla porta che rimaneva aperta, non si aveva paura del vicino, c’era concorrenza, ma rispetto , magari ci si aiutava, così era la cultura da cui è nato il nostro turismo.
Teniamo ancora la chiave fuori della porta.

Plinio